Fra me e me. Quel pezzetto di vita lo percorro da sola.
Le cose iniziano a muoversi quando noi iniziamo a muoverci.
Stando fermi è davvero difficile che le cose, soprattutto quelle belle, possano accadere. Di poche cose sono convinta quanto questa. L’ago della bilancia siamo noi. E spesso, per poter muovere quei primi passi nella giusta direzione, dobbiamo essere da soli. Non avevo mai riflettuto a fondo su questa cosa poi come al solito, è stata la vita stessa a suggerire la soluzione. Da soli siamo obbligati a chiederci cosa vogliamo. Non contare sulla condivisione della scelte e quindi delle conseguenze è un passo da giganti nella direzione verso la quale vogliamo, intimamente, condurre la nostra vita. Il disagio che la solitudine arreca a molti di noi, me compresa, rappresenta forse, a mio avviso, uno dei più grandi ostacoli verso la capacità di essere onesti con noi stessi. Ma poi accade che quel passo lo fai, per scelta o necessità, e all’improvviso, superata la paura di stare da soli, iniziamo a spiccare il volo. Non prendetemi per una che ama la solitudine… al contrario io amo la compagnia, adoro le persone, credo nella condivisione, vedo nei sentimenti che le persone provano l’una per l’altra una sorta di miracolo dal valore incalcolabile. Ma c’è un ma. La capacità di saper stare da soli è la misura di quanto abbiamo fiducia in noi stessi. E quella fiducia è quella cosa che anche in mezzo agli altri ci rende persone libere.
Da bambine, e anche da ragazze, e anche da adulte se proprio devo essere sincera, si andava e si va al bagno in coppia. E’ uno dei luoghi comuni più diffusi e probabilmente anche uno dei più rispecchianti la realtà. Noi femmine, ci si muove almeno in due. Forse la paura di stare da soli è quella più difficile da superare. E questo vale, dal mio punto di vista, per tutti gli aspetti della vita.
In quello lavorativo quando gestirsi al di fuori di un gruppo obbliga a prendere decisioni autonome e a valutarne le conseguenze senza dividerle con altri. In quello dei rapporti per cui il “che facciamo” ci solleva spesso dalla fatica di chiederci “cosa voglio fare”. E in quello sentimentale. Soprattutto in quello perché la paura di stare da soli è troppo spesso il motivo per cui ci incastriamo in rapporti che non solo non ci arricchiscono, ma ci impediscono di essere le persone che siamo. Io questo schema ho iniziato a romperlo un po’ per caso e un po’ per necessità per ragioni all’epoca indipendenti dalle mie scelte. Ma è accaduto che anno dopo anno ho dovuto per forza iniziare a fidarmi di me perché l’istinto mi suggeriva quale era la strada, professionale e personale nello specifico, che volevo percorrere e non potevo che fare affidamento su quell’istinto. Spesso contro tutto e tutti.
Dire che è stata dura è un eufemismo. La voglia di mollare e ricercare nella complicità delle cose conosciute un appiglio per sentirmi al sicuro si è presentata ad intervalli regolari. Ma piano piano ho intravisto la luce e fra le mie mani ha iniziato a materializzarsi il progetto che avevo in mente di costruire per me stessa. Il sostegno e l’amore delle persone della mia vita è stato più che fondamentale, ma la forza, la fiducia, lo sprono… sono tutte cose che ho dovuto trovare imparando ad ascoltarmi, a conoscermi e a fidarmi di me.
Qualche mese fa per pura casualità mi è capitato sotto gli occhi un progetto di formazione promosso da una società che conoscevo e della quale avevo massima stima. E il tema era quello che mi interessava per la mia professione. L’ho letto come un segno. E ho deciso di investire su me stessa, di non trovare scuse per la difficoltà nel fare il salto che aspettavo di fare. Ancora una volta facendo una scelta presa in totale libertà, conoscendone le motivazioni e difendendole con chi mi ha chiesto giustificazioni. Non c’era una azienda che mi chiedeva di imparare quelle cose, non c’era un’amica o una collega da accompagnare, non c’era un obbligo da assolvere. Non c’era un perché se non il fatto che io lo stessi scegliendo. Facciamola breve. Mi sono trovata ad essere formata su un argomento che in poco tempo ha aperto porte che in quasi tre anni non ero riuscita a spalancare. E ad oggi posso affermare che quella scelta sta cambiando la mia vita
E’ stata un’esperienza con cose belle a cascata. Ad iniziare dalle persone con le quali sono entrata in contatto. Professionisti e persone tanto diverse fra loro e interessanti in mille modi diversi. Passando per le città nella quali ho passeggiato, mangiato e bevuto, da sola o in compagnia. Ma comunque assaporandone il piacere di sentirmene parte (se vi capita di andare a Verona e volete mangiare molto bene in un ambiente casereccio ed informale andate dove mi ha portata Maddalena, all’Antica Osteria “Al Duomo” in Via Duomo 7). Ho scoperto la bellezza e la paura di organizzarmi una giornata lontana da casa e dalle abitudini in totale autonomia, risolvendo problemi o scegliendo cosa fosse prioritario rispetto ad altro. La sensazione di essere da sola senza sentirmi mai sola è stata bellissima. Non aver bisogno di qualcuno accanto a me a dare senso, giustificazione o motivazione a quello che stavo facendo, è stata una conquista incredibile.
Mi prenderete per matta probabilmente ma per chi come me ha scoperto questo tipo di fiducia da grande (e ancora ho tanta strada da fare), affrancarsi dalla necessità di non essere da sola è davvero importante. E lo è perché le priorità si riordinano, i rapporti si equilibrano, ai compromessi accettabili si sorride e a quelli inaccettabili si riesce a dire no. Difendere una scelta è meno difficile e accettare di non andare bene proprio a tutti non è più un dramma. Imparare a non avere paura di stare da soli vuol dire, secondo me, essere liberi, anche quando viviamo accanto ad altre persone. E vuol dire saper rispettare la libertà e la diversità degli altri.
A quanti avranno letto in questo post una sorta di delirio chiedo scusa. Sono settimane che cerco di trasferire a parole qualcosa che è poco più di un sentimento, per quanto forte e chiaro. Capisco anche che sono considerazioni che chiamano a cascata una quantità infinita di se e di ma. Prendetelo come un punto di partenza di una riflessione ancora tutta da comprendere ma che si candida come il punto di partenza di una nuova fase che non vedo l’ora di continuare a scoprire.