Tutto a distanza social. Opportunità o minaccia?

Stamattina ho letto un articolo dell’Huffingtonpost appassionante sulle nuove tecnologie a servizio dell’essere umano (10 idee piene di energia positiva. Perché il futuro è già qui) e ammetto che leggere questo articolo mi ha affascinata. Pensare di poter fare quasi tutto ormai da remoto suona come una fantastica opportunità in termini di risparmio di tempo ed energie, oltre a trasformare la più basilare delle attività in un’esperienza sempre più simile al gioco.

Ma non posso fare a meno di chiedermi dove sta il limite. Quand’è che l’utilizzo sempre più totalizzante di dispositivi tecnologici inizierà (se non lo sta già facendo) a privarci del gusto oltre che dell’occasione di misurarci con noi stessi? Quand’è che la “socialità” di questi strumenti ci renderà a tutti gli effetti persone sempre più sole?

La mia non è una provocazione, né una domanda alla quale so dare una risposta. Sta di fatto che non riesco a non domandarmi, ogni volta che utilizzo o vedo utilizzare il mio smartphone non per telefonare, o apprendo della nascita di qualche nuova super tecnologia che ci facilita la vita, dove sia il limite fra strumento che supporta l’uomo o sistema che l’uomo lo sostituisce. Ci servono sempre meno le mani, è quasi inutile recarsi in un posto, parliamo attraverso un display, acquistiamo in negozi virtuali e via dicendo. E’ innegabile che la quantità e qualità dei benefici sia di enorme portata e sotto gli occhi di tutti. Ma di cosa ci stiamo privando? Tutte le volte che non incontriamo una persona, che non entriamo in un negozio, che non ci permettiamo di non essere connessi con il mondo, di non farci un’idea delle cose perché basta aprire internet per conoscere l’opinione che va per la maggiore. Potrei star qui ad elencare pro e contro per tutto il giorno ma non è questo il punto. La domanda che mi faccio e che vi faccio è… dove stiamo andando? Esiste un punto di non ritorno nel quale desidereremo tornare al nostro caro vecchio mondo?